La questione dei cosiddetti “cervelli in fuga” è ancora attualissima nel nostro paese: nel 2022 almeno tre ragazzi italiani su 10 decidono di vivere e di lavorare all’estero. Il mondo del lavoro deve quindi necessariamente interrogarsi su questo fenomeno, analizzarlo e cercare possibili soluzioni per evitare che le menti e le competenze migliori abbandonino il Paese.
Perché i giovani cercano lavoro all’estero? Nel Rapporto 2021 della Fondazione Visentini/ Luiss vengono ben spiegate le motivazioni legate a questa scelta, verso la quale è orientato il 29% degli interessati: i ragazzi si spostano fuori dall’Italia perché cercano una dimensione professionale che li soddisfi, un’autonomia finanziaria reale, il benessere per la propria famiglia, un livello soddisfacente di salute mentale e fisica. In negativo pesano, nel paese d’origine, le difficoltà a far carriera ed il “degrado ambientale” circostante.
Più di 50 mila giovani tra i 15 e i 34 anni sarebbero andati via dal nostro Paese nel periodo pre pandemia nel 2019, secondo quanto riportato nel Rapporto Migrantes. Sono cifre altissime che evidenziano una tendenza in aumento negli ultimi 5 anni. Le conseguenze sono pesantissime per il nostro comparto industriale alla ricerca di figure per lavori particolarmente specializzati in settori quali manifattura, nautica, automotive e alimentare e di profili particolarmente specializzati. Regioni quali Sicilia, Lombardia, Campania, Lazio, Veneto e Calabria sono quelle che subiscono maggiori “perdite” in tal senso.
Sono dati difficili da digerire quelli appena citati, ma devono costituire da stimolo, oltre che per la politica – che ha il dovere di investire sui giovani e sulla loro formazione – anche per tutto il mondo del lavoro ed in particolare per chi opera nella ricerca e selezione. Svolgere questo compito in modo adeguato e professionale, unire “davvero” domanda di lavoro e offerta è un passo essenziale per consentire ai giovani di trovare lavori che soddisfino davvero le loro esigenze di vita e diano lustro alle loro competenze.
L’obiettivo deve essere quello di dare ad ogni talento la sua più giusta collocazione, per il bene di chi cerca lavoro, ma anche del paese, della collettività e di tutto il mondo del lavoro.
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